21 Giugno 2022 “FESTA DELLA MUSICA” nel Carcere di Milano-Bollate
Una chiave di violino che fa partire un pentagramma pieno di fiori e che diventa infine i capelli di una donna, dall’altra parte la chiave di violino è il tronco di un albero da cui prendono il volo uccellini e colombe. Questo è il disegno sulle mura che circondano il cortile del Carcere di Milano-Bollate. Proprio in questo cortile l’associazione RERUM, il 21 Giugno 2022, ha organizzato un Concerto facente parte del progetto educativo, artistico e di inclusione sociale “Intercultura 2.0 – La città Plurale” che realizza grazie alla collaborazione e sostegno della Fondazione Migrantes.
Si sono esibiti i Freedom Sounds (band composta da detenuti), il cantautore Emanuele Conte e la sua band con la partecipazione dell’amico Francesco Dal Poz. La loro musica ha abbattuto una barriera creata da mura invisibili, quella del pregiudizio.
Sono andato per documentare con foto e video l’intero evento. Per la prima volta, ventenne, sono entrato all’interno di un carcere. Ambiente freddo, persone distaccate, sguardi minacciosi, urla e minacce, questo era quello che mi aspettavo… niente di più sbagliato.
Entrati ci siamo subito diretti nel cortile dove si sarebbe tenuto il Concerto; qui alcuni detenuti hanno aiutato a sistemare gli strumenti, i microfoni e le luci. L’ambiente era molto sereno, potevamo essere in tutt’altro luogo, ed io per primo ne sono rimasto stupito.
Mentre i musicisti provavano i brani ne ho approfittato per farmi un giro, dove mi era consentito andare. Ci saranno all’interno sicuramente molti problemi, limiti di vario tipo, tanta sofferenza. Ma io sono rimasto colpito dal rapporto che le guardie hanno con i detenuti; non è come nei film, qui la polizia penitenziaria non mi è parsa avere pregiudizi. “Qui ci sono persone normalissime come lo sono quelle fuori”, mi dirà più avanti Francesco. “Avere un atteggiamento ostile non ha senso, lavoreresti male e non sarebbe costruttivo per i detenuti”. Essi non sono trattati come “oggetti” da spostare e controllare ma persone di cui prendersi cura tenendo conto dei problemi, ma anche delle passioni di ciascuno. Mi fanno capire, insomma, che il nemico più grande è il tempo, per questo detenuti e polizia penitenziaria cercano sempre un modo costruttivo di passarlo.
Forse perché passeggiavo spensierato per i corridoi, forse perché vedevano in me una finestra che affaccia sull’esterno, tutti avevano voglia di parlarmi, tutti avevano voglia di raccontarmi come si danno da fare e come vivono all’interno del carcere. Così vengo a conoscere la vita di Giovanni, Alessandro, Alberto… Nessuno si è lamentato con me di qualcosa e tutti mi sono apparsi felici. So bene che può sembrare paradossale, strano sentire la parola “felicità” in quel luogo, ma l’hanno usata loro stessi. Omar mi dice: “Per me è naturale sorridere ed essere felice. Non vivo la tristezza. Adesso sono qua, trovo la felicità qua”. Ed è vero, perché ogni volta che mi son girato verso di lui durante l’intera giornata, mai l’ho visto triste o arrabbiato ma sempre sorridente.
Alle ore 20.45 circa 150 persone erano nel cortile e per loro e per tutti quelli che lo ascoltavano dalle celle, è iniziato il Concerto. Dopo un paio di canzoni eseguite dalla Freedom Sounds è stata la volta di Emanuele Conte e la sua band. Ad un certo punto della scaletta è intervenuto con una sua canzone anche Francesco Dal Poz. I testi toccavano temi come il perdono, la fiducia in sé stessi, il prendersi cura dell’altro, l’amore e la libertà. Se per i musicisti era emozionante suonare in un carcere ed essere portatori di felicità e spensieratezza per i detenuti, questi ultimi hanno ricambiato con tantissimi applausi e complimenti.
Nella vita si vedono tanti sorrisi e si odono tante risate, quelle che ho visto e sentito quel giorno non le scorderò, avevano un suono e un colore unico, avevano un altro significato.
Paolo Lamioni
Segue servizio fotografico.